L’ignoranza nuoce gravemente alla salute

(28 Lug 07)

Eugenia Tognotti
Nuoce gravemente alla salute. Non si tratta del fumo delle temibili «bionde», ormai (quasi) fuorilegge. Ma della scarsa cultura, della mancanza di abilità, capacità, destrezza nella lettura. Literacy, per dirla con una sola parola, in inglese, corrispondente, press’a poco, all’italiano «basso grado di alfabetizzazione». Che – stando ai risultati di uno studio, divulgati in questi giorni, – sarebbe associato ad una più elevata mortalità, soprattutto tra gli anziani, incapaci non solo di leggere le istruzioni mediche e le informazioni di salute.

Ma anche di capire i foglietti illustrativi dei farmaci (comunemente chiamati «bugiardini») o le prescrizioni dei medici. Per non parlare dei moduli di consenso informato, in caso di ricovero ospedaliero. Lo studio, condotto da un autorevole gruppo di ricercatori della facoltà di Medicina della Northwestern University di Chicago, ha seguito, dal 1997, 3260 pazienti d’età superiore ai sessantacinque anni e divisi per livelli d’istruzione, classi sociali ed etnie. Il loro grado di cultura, l’abilità nella lettura e nella comprensione di testi scritti; e, ancora, le conoscenze di base sulla salute, sono stati verificati con test e prove di comprensione di testi scritti o contenenti informazioni numeriche (per esempio, etichette di farmaci prescritti – cioè non quelli «da banco» – e slittamenti di appuntamenti col medico).

La verifica fatta tra coloro che sono morti entro il 2003, ha dato questo sorprendente risultato: rispetto alla mortalità dei soggetti più acculturati e provvisti di maggiori abilità di lettura e di comprensione, quella dei pazienti con marginale o inadeguata capacità di lettura è stata enormemente più elevata: il 50 per cento in più. In particolare la povertà di literacy nel campo della salute è associata – nei pazienti affetti da ipertensione, diabete mellito, asma e patologie cardiovascolari – a minori conoscenze delle malattie croniche e a più scarse abilità nel gestire le informazioni di base, nell’assumere decisioni importanti per la propria salute e nel seguire correttamente una terapia. Pur conoscendo il fenomeno dell’analfabetismo – di ritorno e non – allarmante anche negli Stati Uniti, i ricercatori si sono detti «sgomenti» dal rapporto tra scarsa istruzione e sovramortalità, in particolare per cause cardiovascolari e dal fatto che gli analfabeti sono enormemente più esposti di chi è provvisto di un sufficiente o buon livello di istruzione.

«Quando i pazienti non sanno leggere – ha commentato il responsabile della ricerca, il professor David Baker – non sono neppure in grado di fare il minimo necessario per restare in buona salute. Non sono capaci di assumere correttamente i farmaci, non capiscono quando devono ricorrere al medico e preoccuparsi per la loro salute». Tanto più, si potrebbe aggiungere, che vivono presumibilmente in contesti di povertà e di bassa qualità della vita e di difficile accesso alle cure. Così è lecito dubitare che – dato il sistema sanitario degli Stati Uniti – sia possibile abbattere la sovramortalità degli «illetterati» andando alla guerra della scarsa literacy.

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